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La Nuova Direttiva UE 2024 3019 impatti e opportunità per gli impianti di depurazione

La Nuova Direttiva UE 2024/3019: impatti e opportunità per gli impianti di depurazione

Nel gennaio 2025 è entrata ufficialmente in vigore la Direttiva (UE) 2024/3019, un aggiornamento normativo che segna una svolta nella regolazione del trattamento delle acque reflue urbane in tutta Europa. La nuova normativa stabilisce criteri più stringenti in materia di gestione degli scarichi, responsabilità ambientale e requisiti tecnologici per gli impianti di depurazione, introducendo i concetti chiave di trattamento secondario, terziario e quaternario come obblighi progressivi. 

In questo articolo esamineremo nel dettaglio le disposizioni introdotte dalla direttiva, le scadenze fissate, e offriremo una guida su come gli impianti possano affrontare in modo efficace le nuove sfide normative, trasformandole in opportunità di sviluppo e sostenibilità.

Perché una nuova direttiva: contesto e obiettivi

Il quadro legislativo europeo sul trattamento delle acque reflue è storicamente legato alla Direttiva 91/271/CEE, che ha posto le basi per la regolamentazione degli scarichi civili. 

Tuttavia, con il cambiamento climatico, l’incremento dell’urbanizzazione e l’emergere di nuovi contaminanti, era necessaria una revisione profonda delle misure adottate. La Direttiva 2024/3019 si inserisce in questo contesto, con l’obiettivo dichiarato di ridurre la presenza di nutrienti ed elementi pericolosi nei corpi idrici, integrare nuove classi di contaminanti come microinquinanti, farmaci e PFAS, rafforzare la resilienza degli impianti agli eventi climatici estremi e allineare le politiche di trattamento agli obiettivi del Green Deal Europeo.

L’introduzione di obblighi differenziati per trattamento secondario, terziario e quaternario risponde alla necessità di elevare il livello qualitativo degli effluenti e garantire una tutela più avanzata dell’ambiente e della salute pubblica.

Trattamento secondario: base minima obbligatoria

Il trattamento secondario resta il requisito minimo per tutti gli agglomerati urbani con almeno 1.000 abitanti equivalenti (AE). Gli impianti esistenti dovranno garantire, entro il 2030, l’efficienza depurativa nella rimozione della sostanza organica biodegradabile e dei solidi sospesi totali. I limiti rivisti impongono valori massimi di 15 mg/L per il BOD5, 100 mg/L per il COD e 20 mg/L per i solidi sospesi. Per raggiungere tali obiettivi, gli impianti dovranno effettuare interventi mirati di adeguamento tecnologico, come il potenziamento delle linee biologiche o il rinnovamento delle fasi primarie.

Trattamento terziario: azoto e fosforo sotto controllo

Per gli agglomerati superiori ai 10.000 AE e per quelli situati in aree sensibili, la direttiva impone entro il 2035 l’adozione di trattamenti terziari. Questi interventi hanno l’obiettivo di abbattere efficacemente azoto e fosforo totali, rispettivamente sotto i 10 mg/L e 1 mg/L. I processi adottabili includono la nitrificazione-denitrificazione per l’azoto e la rimozione biologica o chimica del fosforo. L’inadempienza potrebbe comportare sanzioni rilevanti e la revoca delle autorizzazioni allo scarico, rendendo urgente una diagnosi tecnica completa e l’adozione di piani progettuali specifici.

direttive ue per impianti di depurazione

Trattamento quaternario: la nuova frontiera della depurazione

L’elemento di maggiore innovazione della Direttiva 2024/3019 è l’introduzione del trattamento quaternario per impianti sopra i 150.000 AE, con obbligo di adeguamento entro il 2040. Questo trattamento si concentra sulla rimozione di microinquinanti emergenti come farmaci, interferenti endocrini, PFAS e residui di pesticidi. Le tecnologie raccomandate includono l’ossidazione avanzata tramite ozono o perossidi, l’adsorbimento su carboni attivi, l’impiego di membrane nanofiltranti e l’installazione di biofiltri selettivi.

Nonostante i costi iniziali, la normativa favorisce strumenti di cofinanziamento europei (come i programmi LIFE e Horizon Europe) e meccanismi di equa ripartizione dei costi, come la Responsabilità Estesa del Produttore (EPR), che coinvolge i settori farmaceutico e cosmetico.

Scadenze chiave per gli adeguamenti

Per supportare l’attuazione graduale della direttiva, il legislatore ha individuato precise milestone temporali:

  • 2030: adeguamento di tutti gli impianti al trattamento secondario potenziato.
  • 2035: obbligo di trattamento terziario per impianti >10.000 AE o in aree sensibili.
  • 2040: introduzione del trattamento quaternario negli impianti >150.000 AE.
  • 2045: raggiungimento della neutralità energetica per tutti gli impianti sopra i 10.000 AE.

Implicazioni operative e strategiche per gli impianti

Gli effetti della direttiva vanno ben oltre la tecnologia. Gli impianti dovranno cambiare il proprio assetto gestionale, adottando modelli digitali e sostenibili. Saranno richiesti audit approfonditi per identificare le criticità, l’installazione di sistemi di monitoraggio SCADA, l’adozione di soluzioni low-carbon (come cogenerazione o fotovoltaico), la formazione continua del personale e una rinegoziazione dei contratti con fornitori secondo criteri di performance.

Opportunità per il settore: non solo obblighi

Sebbene la direttiva introduca oneri considerevoli, essa apre anche a nuove opportunità concrete e strategiche per il settore del trattamento acque. Gli impianti virtuosi, infatti, potranno accedere con maggiore facilità a bandi e fondi strutturali europei, destinati all’ammodernamento delle infrastrutture e all’integrazione di tecnologie pulite. 

La valorizzazione dei fanghi di depurazione, tramite digestione anaerobica o altri processi innovativi, consentirà di trasformare un residuo critico in risorsa energetica (biogas) o agronomica (fertilizzanti organici), contribuendo all’economia circolare.

Sul piano della reputazione ambientale, le aziende che adotteranno in anticipo i nuovi standard potranno posizionarsi come best practice di settore, con vantaggi competitivi tangibili nelle relazioni con enti pubblici, stakeholder territoriali e clienti sensibili alla sostenibilità. L’adozione di protocolli ESG (Environmental, Social and Governance) diventerà una leva trasversale non solo per l’accesso a strumenti finanziari agevolati, ma anche per attrarre investimenti e migliorare la percezione del brand aziendale.

Inoltre, l’evoluzione normativa stimolerà la nascita di nuove professionalità tecniche e digitali legate al trattamento avanzato, alla gestione dei dati ambientali e alla manutenzione predittiva. Ciò avrà un impatto positivo sul mercato del lavoro e sull’indotto industriale, contribuendo a creare filiere locali specializzate e resilienti.

Conclusioni

La Direttiva 2024/3019 rappresenta una sfida ambiziosa ma necessaria per la transizione ecologica del settore idrico. L’evoluzione dei requisiti tecnologici e ambientali richiede una risposta coordinata da parte di enti gestori, progettisti e imprese specializzate.

Hydro Italia, da oltre 30 anni punto di riferimento nella depurazione e nel trattamento delle acque, è al fianco degli operatori pubblici e privati per affrontare il cambiamento in modo strutturato, consapevole e lungimirante. Contattaci per una consulenza tecnica approfondita e scopri come possiamo aiutarti a rispettare la normativa, migliorare le performance e contribuire alla sostenibilità del ciclo idrico integrato.